Fanciulle e fanciulli, se non avete mai letto questa storia vi consiglio proprio di farlo, è una delle mie preferite e non lo dico perchè l'ho tradotta io sia chiaro. La verità è che adoro come scrive questa autrice. Il merito se la storia è bella è tutto suo, io mi sono solo limitata a tradurre quasi letteralmente cosa lei ha scritto, così se ancora non la conoscete ve la consiglio caldamente.
Enigmaticblue is the best, of the best, of the best!
Capitolo 2: The Burden of Life“…I don’t want to hear the things - you say you know all you’ve redeemed - ’cause I can’t change what’s come before - build myself some better dreams - and cast off the fear that holds me here - so take a look outside yourself - and tell me what you see - I can’t believe - that you won’t see the change in me - give me strength to find the road that’s lost in me - give me time to heal and build myself a dream - give me eyes to see the world surrounding me - give me strength to be only me.” Over the Rhine, “Give Me Strength”“…Non voglio sentire le cose – tu non sai tu non conosci cosa hai liberato – perché io non posso cambiare cosa è successo prima – costruendomi addosso dei sogni migliori – e gettare via la paura che mi trattiene qui – così getta uno sguardo fuori da te stesso – e dimmi cosa vedi – non posso credere – che non vedrai il cambiamento in me – dammi la forza per trovare la strada che ho perso – dammi il tempo di guarire e crearmi un sogno – dammi gli occhi per vedere il mondo che mi circonda – dammi la forza per essere solo me stesso.” Over the Rhine, “Give Me Strength”<< Allora, Giles ha detto cosa voleva? >> chiese Willow mentre si dirigevano verso l’appartamento dell’Osservatore.
Buffy scosse la testa. << Non lo so. Ha solo detto di andare lì il prima possibile, e che aveva qualcosa da mostrarmi. Il messaggio era un po’ enigmatico. >>
Il messaggio di Giles non menzionava di portare anche Willow, ma la strega rossa si stava ancora sentendo colpevole per il suo incantesimo “la mia volontà sia fatta”. Dopo aver dimenticato di andare ad aiutare Giles con la ricerca che stava facendo, lo aveva accusato di non vedere, creando la sua cecità. Fortunatamente erano riusciti ad invertire gli effetti dell’incantesimo prima che fossero fatti più danni, ma Willow rabbrividiva ancora ogni volta che pensava a quello che poteva succedere. Adesso il suo desiderio era di aiutare in ogni modo possibile, specialmente da quando le mancavano i pezzetti di cioccolato.
<< Bene, non può essere troppo serio allora. >> disse Willow piuttosto allegramente. << Altrimenti avrebbe detto che era un’emergenza. >>
<< Uh huh. >> concordò Buffy un po’ distratta.
Willow guardò l’amica. << E’ chiaro, che ho letto sul giornale di Sunnydale che loro predicono la fine del mondo il prossimo martedì. >>
Buffy annuì. << Si. >>
<< Si suppone che una rana gigante atterri da Marte. >>
<< Giusto. >>
<< Io sto pensando di lasciare la scuola per raggiungere una comune in Tibet. >> offrì ancora Willow.
<< Grande. >> Buffy improvvisamente fece una duplice ripresa. << Huh? >>
Willow sorrise. << Okay, sei un po’ distratta. >>
Buffy fece all’amica un timido sorriso. << Stavo solo pensando. Evidentemente è un lavoro duro. >>
Willow sembrò speranzosa. << Vuoi dirmi di questo? Adesso sono tutta orecchi per il dolore delle altre persone. >>
<< Non è un gran ché. >> rispose Buffy. << Almeno penso di no. E’ su Riley. >>
<< Il nostro carino, ed affascinante T. A. a cui piaci. >> iniziò Willow << Pensavo le cose stessero così. Che succede? >>
Buffy scosse la testa. << Non mi trovo male, mi piace, è solo che lui è così…bello. Affidabile. Stabile. >>
<< E quella è una cosa cattiva? >> chiese Willow.
<< No. >> disse Buffy. << Nient’affatto. Infatti, questo è proprio quello di cui ho bisogno veramente nella mia vita. E’ quello il mio problema…la mia vita. Willow io non sono una ragazza stabile. Non sono normale. Non posso essere affidabile anche se vorrei esserlo. Ed uno di questi giorni dovrò dire a Riley chi…e cosa…sono. >>
Willow avvolse un braccio attorno all’amica. << Guarda Buffy, che Riley sembra un ragazzo abbastanza decente. E’ probabile che sarà scioccato, ma la supererà. Xander ed io stiamo bene con questo. >>
<< Tu e Xander siete unici nel vostro genere. >> rispose Buffy con un sorriso addolorato. << Non penso che voi ragazzi andiate bene come paragone. Sono sicura che starà bene, ma so che devo dirglielo presto, ed io non so come, o neanche cosa dire. >> loro si stavano avvicinando all’appartamento di Giles e Buffy guardò implorante verso Willow. << Guarda, non dire niente a Giles, va bene? So che dovrei essere una ragazza in incognito, ma se funzionerà con Riley, dovrò dirglielo prima o poi. >>
<< Le mie labbra sono sigillate. >>
Buffy bussò velocemente alla porta di Giles e poi entrò dentro, con Willow alle costole. << Giles? >> lo chiamò la Cacciatrice. << Hello? >>
<< Ah, Buffy. >> Giles entrò nel soggiorno dal retro dell’appartamento. << Sono contento che tu sia qui. >>
<< Allora, che succede? >> chiese Buffy curiosa. << Il suo messaggio non dava molte informazioni. >>
Giles si schiarì la voce. << Si, bene, non c’è nessuna minaccia vitale, ma forse vuoi sederti. >>
Buffy alzò le sopracciglia e poi guardò verso Willow che sembrava altrettanto confusa. << Okay. Mi sta spaventando. >>
Giles si tolse gli occhiali e si massaggiò il ponte del naso. << Si, bene, Spike ieri sera si è presentato alla mia porta. >>
<< Spero che questa storia abbia un finale polveroso. >> affermò Buffy.
<< Non esattamente. >> rispose Giles. << Sembra che Spike non sia più un vampiro. >>
Ci fu una lunga pausa e poi Willow cominciò lentamente a parlare. << Se lui non è un vampiro, che cos’è, Giles? >>
<< Lui è umano. >>
<< Questo è impossibile. >> disse piattamente Buffy. << Lui sta mentendo. >>
Giles le sparò un’occhiata che le disse che aveva creduto che la sua intelligenza fosse stata offesa. << Uno non può alterare le proprie pulsazioni e battito cardiaco, Buffy. Né poteva introdursi in casa mia senza un invito. >>
Il volto di Buffy diventò solo più rigido. << Non mi importa, Giles. Se ci fosse stato un modo per far diventare i vampiri umani… >> lei si interruppe, il dolore che le balenava sul volto.
<< Ti capisco Buffy, davvero. >> rispose Giles, il più dolcemente possibile. << Ma questo non cambia il fatto che Spike ora è umano. >>
La Cacciatrice scosse la testa. << Voglio vedere con i miei occhi. >>
Il suo Osservatore esitò e finalmente annuì. << Sta ancora dormendo, ma suppongo che non farà male andare a controllarlo. >>
<< Gli ha permesso di dormire nel suo letto? >> domandò Buffy, mentre Giles si avviava alle scale.
Giles le diede un’altra occhiata. << L’ho fatto. Ed è stata una mia scelta. >> Willow notò che questo metteva fine alla discussione, ma Buffy aveva ancora quell’espressione caparbia sul volto. La strega ebbe una premonizione improvvisa, mentre seguiva gli altri sulle scale, Buffy stava per rendere le cose molto dure per Spike.
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Spike si sveglio lentamente alla sensazione che qualcuno lo stesse guardando. Aveva avuto quella stessa sensazione nella prigione sotterranea in cui era stato continuamente tenuto. Il ripristino di quella sensazione gli inviò una fitta di terrore che lo attraversò, facendogli pensare che forse la fuga era stata solamente una fantasia. Aprire gli occhi e vedere tre facce che lo scrutavano, confermò i suoi sospetti, ed era già a mezza strada per la stanza, prima che registrasse che Giles aveva solo portato degli ospiti a fargli visita.
Vergognandosi per aver mostrato la sua paura, si tirò la coperta di lana addosso al corpo nudo e ringhiò << Avvertire no? >>
Giles che era rimasto un può sorpreso per il suo movimento veloce, gli fece un sorriso di scusa. << Certo, perdonaci. Buffy voleva solo vedere il tuo... nuovo stato. >>
<< Lo ha visto. >> disse lui, e non molto gentilmente << Vi dà fastidio se ora mi vesto? >>
<< Oh, giusto. >> un Giles leggermente agitato riuscì a sospingere entrambe le ragazze fuori dalla stanza. Spike che poter vedere che Buffy sembrava decisamente arrabbiata, sebbene non poteva dire con certezza perché fosse arrabbiata con lui. Willow d'altra parte era sembrata solo un po’ imbarazzata.
Spike aspettò finché non sicuro che erano usciti dalla stanza prima di districarsi dalla coperta. Era solo grato d'averla tirata via con sé nel suo volo arrabbiato fuori dal letto, piuttosto che farsi vedere da tutti. Rifece velocemente il letto meglio che poteva, dal momento che aveva potuto riposarvi. Spike probabilmente non aveva detto molto a Giles, sapendo molto bene che l'altro uomo avrebbe potuto facilmente buttarlo fuori. Certamente in passato non gli aveva mai dato una ragione per aiutarlo.
Gettando uno sguardo all'orologio, notò con sorpresa che era primo pomeriggio; aveva dormito quasi per un giorno. Si sentiva certamente dannatamente meglio del giorno prima. Spike non aveva pensato che sarebbe stato capace di dormire prima di tutto, era anche vero che non aveva avuto un riposo decente da quando era stato catturato. Doveva essere stato più stanco di quanto avesse immaginato.
Si infilò gli abiti prestati, completamente consapevole che probabilmente sembrava uno stupido imbranato nei pantaloni e nella maglietta enormi. Spike che si passò una mano fra i capelli e fremette. Li sentiva indisciplinati, e non c'era modo di renderli decenti prima di scendere le scale.
Spike che scese lentamente gli scalini, mentre si chiedeva che genere di accoglienza poteva avere da una Cacciatrice infastidita. Non dovette aspettare molto. Bastò uno sguardo, e lei cominciò a ridere istericamente.
<< Oh, santo cielo, Giles! >> esclamò Buffy. << È sicuro di non averlo tirato su da un fosso? >> lei diede ancora un altro sguardo a Spike prima di ridere ancora. << Sembra decisamente patetico. >>
Adesso Spike comprese perché era probabile che Buffy volesse prenderlo a botte. Dopotutto, l'ultima volta che si erano visti, lui le aveva fatto lo stesso. Questo però non voleva dire che comunque dovesse piacergli, ed era incerto su come reagire. Non poteva più lottare di fisicamente con lei, e si ricordò che in ogni caso un gentiluomo non picchia mai una donna in nessuna circostanza. Questo voleva dire che poteva risponderle in modo maleducato, anche se era qualcosa che lo metteva a disagio, o semplicemente riusciva ad accettare.
<< Perché diavolo l'ha ospitato, Giles? >> chiese Buffy, quando finalmente il controllo. Spike si sentiva sempre più a disagio, più che lei rideva. << Era indegno come vampiro, così non è certo che migliorerà adesso. >>
Spike stava iniziando a pensare che andare via sarebbe stata una buona scelta, ma Giles iniziò a parlare. << Buffy ti ho spiegato quello che è successo. Sembra che i soldati che hanno fatto questo a Spike fossero gli stessi che quasi non ti permisero di arrivare in tempo da Willow. >>
Ogni allegria lasciò il volto di Buffy e sembrò implacabile. << Va bene. Lui ci dice quello che sà e poi noi glielo rendiamo. Non penso che esista la prescrizione per l'omicidio. >>
Spike si ritirò come se fosse stato colpito. Le parole della Cacciatrice erano andate molto più vicine al senso di colpa che provava, di quanto avesse desiderato pensare. << Non devo stare qui ad ascoltare questo. >> disse rauco, mentre si avvicinava alla porta. Il suo senso dell'onore non gli permetteva di insultare a sua volta. Inoltre, era stato fuori di sé per settimane, non sapeva cosa dire che l'avrebbe ferita così tanto come aveva appena fatto lei. Spike voleva uscire ora. Via da Buffy che lo accusava con volto ed occhi intransigenti. Non era sicuro di poterlo sopportare.
<< Spike, aspetta. >> Giles lo richiamò. L'osservatore si girò e diede alla Cacciatrice uno sguardo disapprovatorio. << Adesso basta, Buffy. Spike ha delle informazioni che potrebbero esserci molto utili. Oltre a quello, lui ne ha già passate abbastanza. Non lo daremo ai soldati, o a nessun altro per nessuna ragione. >>
La mano di Spike era ancora sulla porta ed era pronto per andare via. << Spike, non poi andartene. >>
<< Perché no? >> chiese lui piano << Perché no dannazione? Vuole tenermi qui adesso? >>
<< Esattamente. >> rispose Giles nel silenzio aspro che seguì la sua domanda. << Ma pensa per un momento. Non hai documenti, soldi o amici. Se esci fuori da qui, e qualcuno ti individua, non ci sarà niente che fermerà quei soldati, chiunque siano, dall’imprigionarti. Tu non hai protezione. >>
Spike esitò, e poi scosse le spalle arrendendosi. Giles aveva ragione. Lui aveva alcune cose in macchina, dei vestiti ed un po' di soldi, ma non molto. Come umano, aveva bisogno di cose che lo identificassero, la patente, e non aveva modo di trovarla da solo.
<< Va bene. Ma cosa si suppone dovremmo fare con lui? >> chiese impazientemente Buffy << Non è che qualcuno di noi ha il tempo di fare da baby-sitter ad un ex vampiro. >>
<< Mi sono preso io la responsabilità per lui. >> rispose Giles. << Continuerò a farlo. Ma abbiamo bisogno di lavorare su quello che faremo con i soldati. È probabile che Spike sia capace di condurci dove sono. >>
<< Penso che saremo in grado di occuparci di queste cose senza il dannato ossigenato, Giles. >> protestò Buffy.
Spike finalmente intervenne. << Sono proprio qui. >> Giles sembrò provare vergogna, ma Buffy gli diede semplicemente un'occhiata dura, forzando finalmente Spike a distogliere lo sguardo. << Guardate, io torno di sopra. Quando avrete finito di decidere della mia sorte, fatemelo sapere. >>
Con questo loro lo guardarono salire le scale, e poi Giles guardò di nuovo Buffy, chiaramente deluso. << Buffy! Non c'era bisogno... >>
Buffy rispose al suo rimprovero con un bisbiglio sibilante. << Forse lei ha dimenticato cosa è lui, ma io non l'ho fatto, Giles. Lui è un assassino. >>
<< Lui è umano. >> disse Giles, quasi duramente. << O daremo la caccia ad Angel in quanto assassino? >>
Buffy aprì la bocca per replicare e scoprì di non avere una risposta. Non c'era niente che potesse dire. Il suo Osservatore annuì. << Non mi aspetto gentilezza da te, ma mi aspetto almeno un minimo di civiltà. La macchina di Spike è ancora da qualche parte. Mi piacerebbe che tu e Willow andaste a recuperare le sue cose dato che lui non può rischiare di essere visto al momento. >>
<< Va bene. >> quasi ringhiò Buffy. << Dov’è? >>
<< Non ho avuto l'opportunità di chiederglielo. >> rispose l'osservatore, stancamente. << Presumo... >>
<< Vado io. >> si offrì Willow. Gli altri due la guardarono sorpresi. Lei era rimasta silenziosa per la maggior parte della discussione. In verità non era stata sicura di cosa dire e a chi. Se Spike non era più un vampiro, non c'era veramente una buona ragione per odiarlo. Come aveva detto Giles, loro sembravano aver perdonato Angel per tutto quello che aveva fatto come Angelus. La stessa regola avrebbe dovuto essere applicata Spike, ma ancora più di così, in quanto lui era umano e non poteva perdere la sua anima. Allo stesso tempo, Willow aveva la cattiva sensazione che la rabbia di Buffy avesse molto a che fare con il fatto che Spike
era umano. E, un altro certo vampiro, non lo era, sottolineando quanto iniqua fosse la vita.
In ogni caso, lei ricordava bene come ci si sentiva ad essere trattati male e messi da parte. Lei lo aveva subito abbastanza fino a liceo e finché Buffy non era arrivata. Willow aveva un debole per i perdenti. << Non mi pesa. >> iniziò a dire. << Non è come se lui mi dovesse mordermi o qualcosa del genere. >>
Willow salì le scale, lasciando un silenzio teso dietro di sé. Aveva la sensazione che Buffy avrebbe trovato difficile da mandar giù l'accettazione di Giles per l'ex vampiro. Bussò esitatamente alla porta aperta. << Hey. >>
Spike le gettò uno sguardo. << Hey. >>
Willow poteva dire dall’espressione del suo viso che lui stava cercando di non piangere. Anche lei c’era passata. << Giles vuole che io e Buffy prendiamo la tua roba dalla macchina. Abbiamo solo bisogno di sapere dov’è. >>
<< Oh. >> ci fu una lunga pausa e poi lui disse molto piano: << Non dovrei essere qui. >>
Willow fece un timido passo avanti e poi sembrò decidersi, sedendosi sul letto accanto a lui. << Perché no? >>
<< Non ho già fatto abbastanza danni? >> chiese lui. << Dovrei solo andarmene. >>
<< Dove? >>
<< Non lo so. Ho un po’ di soldi. Abbastanza da lasciare questa città. >>
<< E poi cosa? >> chiese ragionevolmente lei. Alla sua alzata di spalle, Willow disse piano. << Non ascoltare Buffy. Lei è ancora arrabbiata con te per, lo sai, per tutto. Ma la supererà. >>
Spike rise tristemente. << Giusto. Perché di solito le persone cercano di ucciderti. >>
<< Anche Angel ha cercato di ucciderla. >> Willow lo guardò sinceramente. << Mi dispiace. >>
<< Per cosa? >> chiese lui piano.
Lei sorrise un po’. << Beh, non perché non sei un vampiro, perché per me questa è una cosa buona. Ma sono dispiaciuta che sia dura per te. >>
Spike la sbirciò con la sua aria da gufo, e per un minuto, Willow pensò veramente che era probabile che lui si mettesse a piangere. Finalmente lui semplicemente scosse la testa e le sorrise. E nonostante che Willow non si sentisse impazzire per i ragazzi al momento, la dolcezza della sua espressione la sciolse. << Grazie, Rossa. E mi dispiace. Per tutte le cose che ti ho fatto. >>
<< Considerale dimenticate. >> rispose lei. << Allora, la tua macchina? >>
~~~~~
Lei e Buffy andarono in silenzio alla macchina. La direzione che Spike aveva preso per tornare a Sunnydale diceva piuttosto chiaramente quali erano state le sue intenzioni. Solo il fatto che la DeSoto fosse così vicina all’università non entusiasmò la Cacciatrice. Willow, d’altra parte, vedeva la cosa più filosoficamente. Dopotutto, lui aveva parcheggiato la macchina quando era ancora un vampiro.
Buffy, da parte sua, era completamente ed improvvisamente arrabbiata. Era arrabbiata che Giles avesse ospitato Spike, umano o no. Era arrabbiata che Spike fosse umano. Era arrabbiata per non poterlo impalettare, perché la piccola sconfitta con la Gemma di Amara le bruciava ancora. Dannazione, era arrabbiata perché non poteva neanche ridurlo in poltiglia. Spike ancora le dava sui nervi, anche con un battito cardiaco, ed ora, non poteva fare niente in proposito.
C’era una parte di lei che riconosceva la sua rabbia come irrazionale, e si chiese se fosse mal riposta, ma Buffy stava godendo troppo dall’essere arrabbiata per chiederselo seriamente. << È là. >> disse, mentre si avvicinavano al veicolo. << Non riesco a credere che sto recuperando la roba di Spike per lui. >>
<< Beh, Giles aveva ragione. >> disse ragionevolmente Willow. << Probabilmente Spike si sentirebbe meglio se avesse le sue cose. >>
Entrambe fissarono dubbiose la macchina, nessuna di loro due voleva veramente frugare all’interno dell’auto, o della bauliera. Buffy finalmente sospirò ed aprì la portiera dal lato del conducente, tirando fuori da sotto il tappetino le chiavi. Erano esattamente dove Spike aveva detto di averle lasciate. << Bene, è fortunato che la polizia non l’abbia sequestrata. >> mormorò. << Perché di sicuro non sarei andata a recuperarla per lui. >>
Buffy guardò indietro alla bauliera e poi alle chiavi in mano. << In effetti… >> disse lentamente. << Sarebbe veramente stupido lasciarla qui. È probabile che venga portata via. >>
Gli occhi di Willow si allargarono leggermente. Buffy e le auto non erano una buona mistura. Buffy e le auto erano un po’ come l’acqua e l’olio.
<< Buffy… >>
<< Penso che dovremmo portarla indietro da Giles. >> annunciò lei.
Willow aprì la bocca per protestare e poi vide l’espressione sul volto dell’amica. La Cacciatrice aveva la sua “faccia risoluta” che non intendeva ragioni. << E va bene. >> concordò dubbiosamente. << Solo ricorda. Tu rompi, tu paghi. >>
Fortunatamente, Buffy guidò la macchina fino a casa di Giles senza altre disavventure. Sebbene Willow pensasse che era probabile ci fossero dei nuovi graffi causati dall’albero che avevano colpito di striscio. Almeno un albero non richiedeva i danni dell’assicurazione, considerando che non l’avevano.
Giles e Spike guardarono verso di loro quando entrarono, evidentemente sorpresi che non avessero niente con loro, aspettando dei chiarimenti. Buffy non si disturbò a darne nessuno, accomodandosi invece sul divano con un espressione arcigna sul volto. << Abbiamo fatto? >> chiese. << Perché si da il caso che stasera io abbia un appuntamento galante per cui mi devo preparare. >>
<< Oh, e la macchina è qui in strada. >> aggiunse velocemente Willow, prima che i due uomini chiedessero.
La bocca di Spike si aprì per quella che probabilmente avrebbe dovuto essere una clamorosa protesta, ma qualunque cosa vide sul volto di Buffy, gliela fece serrare di nuovo rapidamente in quel momento. << Scusatemi. >> mormorò, alzandosi e andando alla porta.
Buffy non si disturbò neanche a guardarlo. La sua idea di civiltà era ridotta all’ignorarlo, e così fece. Willow invece offrì un sorriso amichevole. << Hai bisogno di aiuto? >>
Spike le diede un mezzo sorriso ed un rapido scuotere della testa, prima di scomparire fuori dalla porta. Willow e Giles si scambiarono un’occhiata, e lui si tolse gli occhiali per pulirli. << Buffy, se senti di dover andare via, sei certamente libera di farlo. >>
<< Okay. >> disse allegramente Buffy, alzandosi in piedi. << Ci si vede. >> prima che Giles potesse dire qualcos’altro o cambiare idea, era già alla porta, aprendola per trovare Spike di fronte a sé. Buffy gli diede un’occhiata dura e poi lo spinse per oltrepassarlo, apparentemente senza accorgersi che lo aveva quasi gettato a terra come un birillo.
Willow la seguì dappresso, e diede a Spike una carezza sul braccio nel passargli davanti. << Ci vediamo. >>
Spike osservò in silenzio le ragazze andarsene. Non si era aspettato che Buffy sarebbe stata felicissima per la sua trasformazione, ma non si era certo aspettato che lei fosse anche tanto crudele. Lo aveva guardato come se fosse stato qualcosa di sporco attaccato alla suola della sua scarpa. << Spike? >>
Guardò indietro a Giles, una sacca nera e consunta gettata sulla spalla. << Dovrei cambiarmi. >>
Spike si lasciò cadere in qualcosa di simile ad uno stordimento dopo ciò. Non c’era veramente nessun posto dove poteva mettersi in salvo, ed era già abbastanza che Giles gli permettesse di restare. Esclusa la prima notte, lui dormì sul divano e non si spostò da lì. Era più semplice che darsi da fare. Le sensazioni, le emozioni associate al diventare umano erano troppo opprimenti per lui per essere attivo. E per quanto l’appartamento di Giles fosse un posto abbastanza bello, era ancora una prigione. Solo che là non sembravano esserci molte ragioni per lottare contro di questo, per contrastare la sua depressione che si approfondiva.
Giles da parte sua stava iniziando ad interessarsi all’ex-vampiro. Spike stava passando la maggior parte del tempo davanti alla televisione, sebbene non vi fosse veramente concentrato sopra. Spike veramente, non si stava concentrando molto, su niente. Le poche volte che apriva un libro, fissava le pagine senza vederle, fino a quando non lo chiudeva. Mostrava poco interesse ad entrare nel gruppo, e tendeva a scomparire ogni volta che qualcuno, a parte Giles, era a giro.
Dopo alcuni giorni in cui Spike non mostrò nessun segnale di miglioramento e l’apatia aumentava, Giles decise di prendere la faccenda in mano. Spike aveva i vestiti per cambiarsi, ma gli stivali che i soldati gli avevano preso erano gli unici che aveva posseduto. Senza scarpe, non erano molti i posti dove poteva andare, anche se era più sicuro per lui non andare a giro.
Nel quinto giorno di soggiorno di Spike, l’Osservatore pose una scatola di fronte a Spike, che era seduto sul divano con lo sguardo fisso nel vuoto. << Ecco qua. >>
Spike sembrò riscuotersi leggermente fissandolo. << Cos’è? >>
<< Aprila. >> rispose Giles, guardando come Spike prendeva la scatola e tirava via lentamente il coperchio, sbattendo le ciglia molte volte confuso.
<< Cos’è questo? >> chiese finalmente Spike, fissando stupidamente il paio di stivali neri.
Giles si sedette sulla sedia accanto al divano. << Devo andare al supermercato. >> affermò. << Da quando sei qui, mangi il mio cibo, così mi aspetto il tuo aiuto. >> lui guardò come Spike metteva una mano esitante a toccare gli stivali, come se fosse possibile che scomparissero improvvisamente. Giles non era sicuro di cosa dire o cosa fare in quella situazione. Gli anni passati con Buffy non lo avevano reso quello che alcuni chiamavano “emotivamente disponibile”. In effetti, era piuttosto contenuto con la sua natura riservata, e non aveva nessuna ragione per cambiare, a parte in occasioni come questa, dove avrebbe voluto essere capace di dire la cosa giusta, e non aveva idea di quale probabilmente fosse.
<< Spike. >> cominciò. << So che questa è una transizione difficile per te, ma non devi permetterle…di impedirti…dal vivere. >>
Spike lo fisso, la disperazione nei suoi occhi era una cosa tangibile. << Come? >>
<< Non lo so. >> confessò Giles. << Ma io credo che il primo passo sia uscire da casa. >>
Un po’ più di energia accese il volto di Spike. << Pensavo avesse detto che era troppo pericoloso andare fuori. >>
<< Si, beh, non da solo. Comunque, quei soldati sembrano voler rimanere segreti, ed io dubito che vogliano richiamarsi l’attenzione addosso. Se tu sei con qualcuno, non penso che agiranno contro di te. >> Giles l’osservò, provando un tremendo senso di compassione per il giovane. << Allora andiamo? >>
<< Non penso di avere scelta. >> rispose Spike, con un accenno di umorismo nella voce e nel viso.
Giles distolse lo sguardo. << No, beh, non ce l’hai. Stavo solo facendo il gentile. Quindi mettiti le scarpe ed andiamo. >>
Giles stava iniziando a pentirsi di aver costretto Spike a venire al supermercato con lui. Pur non facendo discussioni, o veramente lamentarsi per essere dovuto venire, Spike si rifiutava di prendere una decisione su qualsiasi cosa. Quando gli si chiedeva delle sue preferenze o su una cosa o sull’altra, lui alzava semplicemente le spalle e mormorava “non lo so”. Questo stava facendo impazzire Giles. Odiava comprare cibarie, e aveva sperato che Spike potesse almeno dargli delle idee su quello che potevano mangiare.
Finalmente, fermò il carrello in mezzo alla corsia e lo fulminò. << Potresti prendere una decisione? >> pretese.
Spike lo guardò sorpreso. << Huh? >>
<< Ti avevo chiesto di aiutarmi. >> gli ricordò Giles. << Non sei d’aiuto. >>
Finalmente Spike scosse le spalle e si passò la mano fra i capelli, in quel momento bicolori. << Stavo cercando di dirle, >> spiegò. << che non so quello che mi piace di più. Tutto ora ha un sapore diverso. Mi piace ancora il cibo umano, ma…è diverso. >>
Giles lo fissò e poi sospirò. Era chiaro che per lui fosse diverso. Non aveva idea del perché non ci avesse pensato prima. << Allora, c’è qualcosa che sai che non ti piace? >>
Spike lo fissò storto. << Dopo quella merda con cui mi alimentavano, non penso che ci sia qualcosa che non mi piaccia, basta che lo possa masticare. >>
<< Bene allora, guardiamo nella sezione carne. >> suggerì Giles.
Stava cercando di decidere fra manzo e pollo, quando una voce lo chiamò. << Signor Giles? >>
Giles si girò per vedere Joyce Summers che gli sorrideva. << Signora Summers. Come…è bello vederla. >> l’imbarazzo per l’episodio dei dolcetti, doveva completamente sparire dalla loro relazione.
<< Anche per me. >> rispose lei sorridendogli brillantemente. << Ne è passato di tempo. Non la vedo fin dal diploma di Buffy. >>
Giles annuì rapidamente. << No, in effetti. Buffy mi ha detto che sta viaggiando molto. >>
<< Per la galleria. >> spiegò Joyce con una piccola alzatina di spalle. Come a dire “che ci vuol fare”. << Mi tiene occupata. >>
Ci fu un momento di imbarazzo dove entrambi considerarono cosa dire, senza arrivare a nulla. Finalmente, Giles colse l’unica distrazione possibile, e guardò verso Spike, che in quel momento stava sembrando a disagio. << Ah, credo che conosca Spike. >>
Spike guardò su con quello che poteva essere descritto solo come allarme, mentre Giles pronunciava il suo nome. Joyce d’altra parte sembrò sorpresa e mitemente contenta. Non certo la reazione che probabilmente l’Osservatore si aspettava. << Certo. >> disse Joyce, con vero piacere sul volto. << Come stai? >>
Spike si riscosse un po’, non sapendo cosa rispondere precisamente alla domanda. << Bene. >> diventò silenzioso, e poi sembrò ricordarsi le buone maniere. << È bello rivederla signora Summers. >>
Joyce sembrò leggermente confusa e gettò uno sguardo a Giles per scoprire cosa stava succedendo. << Spike è passato attraverso a qualcosa di simile ad una trasformazione. >> le spiegò lui brevemente.
<< Quello che non le sta dicendo, è che io ora ho un battito cardiaco. >> disse bruscamente Spike, sebbene parlasse a voce bassa.
<< Oh. >> Joyce aggrottò le sopracciglia. << Non pensavo che fosse possibile. >> si avventurò.
Spike le diede un’occhiata scontenta. << Non lo sarebbe, ma ora è qua. >>
Giles era interessato. Oltre al cieco panico che aveva mostrato quando era arrivato alla sua porta, questo era lo Spike più interattivo da giorni. Osservò come gli occhi di Joyce e Spike s’incontravano, e qualche tipo di comunicazione silente si istaurava. Sembrava esserci qualche tipo di comprensione fra quei due. << Bene, se hai bisogno di qualsiasi cosa, ho ancora quei piccoli marshmallows che ti piacciono. >> disse Joyce.
Spike chinò leggermente la testa, e Giles potè vedere un debole rossore tingergli gli orecchi e la nuca. << Grazie. >>
<< In qualunque momento. >> rispose lei, e guardò di nuovo a Giles. Ci fu un altro momento di comunicazione silente, questa volta senza imbarazzo. Erano presi dalla situazione del momento. << Dovrei finire di fare la spesa. >> disse lei. << Vi auguro buona giornata. >>
<< Anche a lei. >> rispose Giles, mentre Spike rimaneva silenzioso. Osservò come si allontanava, gettando uno sguardo a Spike che stava ancora fissando il pavimento come se lo affascinasse. << Vieni Spike. Anche noi dobbiamo finire di fare la spesa. >>
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Più tardi quella notte, Spike sedette fuori nel cortile dell’appartamento di Giles, a guardare le stelle. Era stato decisamente strano incontrarsi con la madre di Buffy prima, ma bello. Carino, perché lei non l’aveva trattato diversamente da come aveva sempre fatto, con una sorta di calda, ma confusa, considerazione. Eccetto per quell’occasione in cui l’aveva colpito sulla testa con un accetta, naturalmente. E poi, quella volta se lo era meritato.
Spike aveva un momento duro nel cercare di capire chi o cosa si supponeva ora fosse. Quello era il vero problema alla fine. Spike, il vampiro, era stato tutto sulla caccia, l’azione, la lotta, e quel mondo ora gli era chiuso, a meno di volersi far uccidere di nuovo. Ed era abbastanza sicuro di non essere più William. Si ricordava la sua prima umanità con obbiettività, ed un leggero disdegno, che sarebbe stato impossibile se non ci fosse stata tanta differenza.
Quindi lui non era Spike, e non era William. Si ricordava essere un vampiro con desiderio, e rifiutava al tempo stesso le atrocità che aveva commesso. Si ricordava essere umano con vero orrore, ma non era pronto ad uscire fuori e farsi uccidere di nuovo. C’era una parte di lui che desiderava ancora il brivido della caccia, quando la luna era nuova e la notte scura. Ed ancora, aveva scoperto di amare il calore del sole sulla pelle, quando sonnecchiava nella pezza di luce che cadeva sul divano a mezzogiorno.
Spike si guardò la mano, chiedendosi per la centesima volta cos’era che rendeva un uomo un uomo, ed un vampiro un vampiro. Perché tutto e nulla era cambiato, e non aveva idea di cosa fare in merito.